Si è tenuta a Vicenza la conferenza stampa dove sono stati presentati da Luigi Lunari, drammaturgo di fama internazionale, i nomi dei sette finalisti della 29ª edizione del Festival Nazionale di teatro “Maschera d’Oro”.
Da Goldoni a Tennessee Williams, da Erri de Luca a Eduardo, da Verona a Battipaglia, l’Italia del teatro si sfida all’insegna della cultura. “Le Voci di Dentro” di Eduardo De Filippo, per la regia di Gerry Petrosino, direttore artistico della Compagnia Avalon Teatro di Battipaglia, sarà tra i sette magnifici finalisti e sarà sul palcoscenico del Teatro San Marco il 25 febbraio 2017 alle 21.00. Il festival di Vicenza, insieme a quello di Macerata (dove la compagnia Avalon è stata selezionata sia nel 2013 che nel 2014), è il concorso di teatro più prestigioso e antico d’Italia. Alla compagnia vincitrice della Maschera d’Oro andrà anche il premio “Faber Teatro” grazie al quale potrà rappresentare il proprio spettacolo sul palcoscenico del Teatro Olimpico di Vicenza, il primo e più antico teatro stabile coperto dell’epoca moderna (1580). Avalon Teatro è l’unica compagnia Campana ad essere stata selezionata tra le centinaia di proposte giunte alla commissione del festival.
Con questo lavoro, che fu già finalista nel 2014 alla 46ª edizione del Concorso Nazionale “Macerata Teatro” premio “Angelo Perugini” conquistando una nomination quale miglior spettacolo e i premi alla miglior attrice Assunta Marino ed al miglior attore emergente Salvatore Illeggittimo, il regista battipagliese rilegge Eduardo nel pieno rispetto della drammaturgia del grande poeta attraverso scelte audaci e coraggiose impegando soluzioni “particolari” che sono state, insieme alle grandi capacità interpretative dell’intero gruppo, la chiave del successo che questo spettacolo sta ottenendo in tutta Itala. Lo scorso 20 maggio, infatti, è arrivata l’ennesima conferma: miglior regia, migliore spettacolo e migliore scenografia al concorso nazionale “Teatro Festival Skené”.
Le Voci di Dentro per il regista Battipagliese diventa un affresco dell’umanità, della società moderna nata e sviluppata male dalle ceneri di una guerra, dove quei pochi individui che si salvano desiderano parlare solo per “chiedere un poco di pace” non avendo le energie e la forza di cambiare le cose. Sullo sfondo di un’Italia da ricostruire sulle ceneri di una guerra vissuta in prima linea, tra vergogne ed eroismi, paura ed ignoranza, scaltrezza parassitaria, il testo di Eduardo, in forte contrasto con la tendenza consolatoria dell’autoassoluzione dell’epoca, viene riletto da Petrosino che chiede ed ottiene dai suoi interpreti di incarnare l’uomo come non era, ma come stava diventando.
Gerry Petrosino mette in campo un ensemble composto da interpreti di grande spessore: tra di essi, grandiosa ed applauditissima, Assunta Marino (nei panni di Rosa Cimmaruta) e l’ottimo Salvatore Illeggittimo (che interpreta Carlo Saporito); con loro sono, tra gli altri, Mimmo di Lascio (Pasquale Cimmaruta) e la bravissima Giulia Sielo (la cameriera Maria). La messa in scena si avvale dunque di un testo forte e vibrante.
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